Comunicazione sociale ed interpersonale
Il modello tradizionale della comunicazione si compone di elementi disposti in ordine lineare: una fonte di informazione, un codificatore, un canale ed un codice di trasmissione, un decodificatore ed un ricevente.
Modello cibernetico e teoria dell’informazione: la cibernetica ha proposto un approccio della comunicazione basato su una teoria dell’informazione. Secondo Garner il messaggio è una sequenza ordinata di elementi che l’emittente estrae da un repertorio di segni e li organizza secondo le regole riguardanti il messaggio da trasmettere e l’informazione è ciò che viene trasmesso quando una persona o una macchina ci dicono qualcosa che non sapevamo in precedenza.
Il messaggio è il supporto di una novità, vale a dire di un certo grado di imprevedibilità, ed è in questo senso che ha valore l’informazione perchè l’informazione si presenta come una possibilità di ridurre l’incertezza. Le probabilità che l’informazione contenuta in un dato messaggio si presenti effettivamente in ingresso comporta delle aspettative nel ricevitore.
Teoria della comunicazione contrattuale: Ghiglian spiega la relazione tra un soggetto comunicante ed un oggetto, la lingua, a partire da un rapporto di appropriazione dei processi semantici. La lingua è vista come strumento di comunicazione ed è legata alle strutturazioni sociali nelle quali si inserisce.
Le teorie fenomenologiche cercano di mettere in risalto le caratteristiche generali di un comportamento e il significato di un comportamento può essere compreso non all’inizio, ma al termine di un processo; la domanda che si pone la fenomenologia è: cosa c’è là?
L’orientamento delle teorie simboliche sviluppato soprattutto dalla teoria dell’interazione simbolica (Mead,1956), ha messo in evidenza le differenze che si possono riscontrare tra le società nell’organizzazione della vita sociale e degli scambi. Secondo queste teorie la realtà è un insieme di costrutti sociali basati sull’attivazione di un sistema di simboli collettivi e l’esistenza di elementi simbolici è considerata operante per modificare la realtà.
Per gli etologi, gli studiosi del comportamento degli animali, la comunicazione è quel tipo di comportamento che agisce come stimolo, segnale per gli altri individui della stessa specie e che produce un comportamento adattivo. Gli studi psicologici del linguaggio hanno posto in evidenza il fatto che la comunicazione obbedisce ad un certo numero di imposizioni operative.
I meccanismi del linguaggio devono operare in modo rapido per seguire la direzione del discorso, l’analisi linguistica della frase deve procedere secondo l’ordine delle parole pronunciate e gli interlocutori devono essere in grado di tollerare eventuali errori e mancanze di informazioni.
Il locatore utilizza un codice linguistico in funzione di obiettivi che gli sono propri e che consistono globalmente nel produrre influenza. Il locatore opera delle scelte e la forma grammaticale, l’enfasi ed il tono della voce, ecc, sono usati, scelti e combinati in vista di uno scopo.
Gli spetti sociali della comunicazione influiscono sul comportamento verbale, influenzando il tipo di linguaggio adottato dagli individui; la situazione sociale influenza le modalità di utilizzo del linguaggio.
Le unità minime nelle quali si può scomporre il linguaggio umano si chiamano fonemi. Questi si combinano per dare origine alle unità di significato dette morfemi e la loro combinazione da origine alle parole; per avere senso tali combinazioni devono rispondere a delle regole che costituiscono la grammatica di un linguaggio mentre lo studio dei significati delle parole o delle frasi riguarda la semantica.
L’interesse degli studiosi di Palo Alto (Watzlawick, Beavin, Jackson) è rivolto all’analisi degli effetti pragmatici, cioè al comportamento della comunicazione. Gli autori basano la loro esplorazione teorica partendo da quelli che costituiscono gli assiomi della comunicazione:
non si può non comunicare;ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e di relazione;
la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione;
gli esseri umani comunicano col modello numerico (linguaggio) e analogico (comportamento non verbale); tutti gli scambi ed i flussi di comunicazione sono simmetrici o complementari a seconda che si basino sull’uguaglianza o sulla differenza.
Secondo Watzlawick la comunicazione è qualsiasi comportamento che accade in presenza di un’altra persona: non occorre l’intenzione di comunicare perché dal punto di vista della pragmatica della comunicazione non esiste all’interno del sistema di interazione la possibilità di non comunicare: “tutto il comportamento, e non solo il discorso è comunicazione, e tutta la comunicazione influenza il comportamento.
La competenza comunicativa è la capacità di ogni membro di una comunità linguistica e sociale di produrre e comprendere i messaggi che scaturiscono dalle interazioni con altri parlanti; si riferisce dunque all’insieme delle presupposizioni reciproche, delle conoscenze e delle regole che rendono possibile ed attuabile uno scambio comunicativo. Quando si parla di comportamento comunicativo si fa riferimento ad una serie di possibilità quali:
competenza linguistica: riguarda la conoscenza del codice linguistico prescelto per l’interazione comunicativa;
competenza paralinguistica: si riferisce a tutti quei fenomeni paralinguistici quali la cadenza della pronuncia, il timbro della voce, l’uso del silenzio, ecc, che rafforzano e aggiungono significato ai processi di comunicazione; competenza cinesica: concerne la capacità di realizzare la comunicazione mediante l’uso dei segni gestuali;
competenza prossemica: la comunicazione si realizza attraverso l’attivazione di distanze interpersonali tra i parlanti; il contatto e la gradualità della vicinanza esprimono la tipologia dell’interazione;
competenza pragmatica: riguarda la capacità di usare i segni linguistici e non linguistici in modo adeguato alla situazione ed alle proprie intenzioni;
competenza socioculturale: concerne la capacità di riconoscere la situazione sociale e le relazioni di ruolo instaurate durante l’interazione comunicativa.
Le funzioni della comunicazione sono:
funzione referenziale: consiste nello scambio di informazioni tra due o più interlocutori su un oggetto o referente;
funzione espressiva: permette di confermare o di mettere in discussione gli aspetti relativi ai partecipanti all’interazione ed alla relazione sociale;
funzione di controllo: è finalizzata al conseguimento di un dato obiettivo attraverso un uso strumentale del comportamento altrui (eteroregolazione) e propria (autoregolazione).;
funzione interattiva: consente che l’interazione sia iniziata e mantenuta tra i partecipanti nello svolgimento di un dialogo. Elementi linguistici, paralinguistici ed anche cinesici intervengono nel regolare gli scambi e definire l’alternanza di turni, nel senso sia di mantenere la fase presente, sia di consentire il passaggio graduale ad una fase successiva;
funzione metacomunicativa: consente ai partecipanti di “comunicare sulla comunicazione” in atto precisando l’aspetto relazionale esistente tra di loro o il significato di un messaggio.
Nell’analisi della comunicazione interpersonale si è passati da una prospettiva lineare tradizionale in cui le interazioni sono inquadrate nell’ambito dell’approccio intenzionale, ad un approccio monologico in cui l’attenzione è centrata sulla produzione o ricezione dei vari atti linguistici considerati come azioni di singoli individui fino all’affermazione della prospettiva dialogica che considera l’attività cognitiva ed il linguaggio non come competenze inscritte nell’individuo, ma come il risultato di un dialogo continuo tra il soggetto e gli altri, teso a realizzare l’intersoggettività.
Approccio intenzionale: una comunicazione riuscita comporta lo scambio di intenzioni comunicative, veicolate tramite messaggi. Per esprimere le proprie intenzioni, il parlante sceglie tra le formulazioni alternative possibili quelle che più corrispondono a ciò che ha in mente, servendosi di regole. Un messaggio può essere considerato intenzionale solo se il parlante intende che il messaggio abbia un effetto sull’ascoltatore e se quest’ultimo lo riconosce come tale.
Teoria degli atti linguistici (Austin): per capire certi fenomeni linguistici bisogna considerare tali fenomeni dal punto di vista pragmatico, cioè considerare gli enunciati come prodotti non per dire qualcosa ma per fare qualcosa. L’atto locutorio riguarda la produzione di significati, l’atto illocutorio conferisce forza al significato e l’atto perlocutorio ha come scopo il raggiungimento di un certo effetto sull’interlocutore.
Prospettiva monologica: questo modello si basa sull’assunzione che gli individui percepiscono il mondo da diversi punti di vista e che l’esperienza di ciascuno dipende in gran parte dal particolare punto che occupa. Per tali modelli la costruzione del significato deriva dalle teorie implicite dei partecipanti su ciò che sentono, percepiscono e pensano. Per produrre una comunicazione adeguata il parlante deve adattare le caratteristiche del proprio messaggio alle conoscenze possedute dall’interlocutore.
Prospettiva dialogica: il presupposto della prospettiva dialogica è di considerare l’individuo non come un’entità ben definita, ma come un soggetto che cerca di dare significato alle diverse informazioni con cui entra in contatto. L’accento è posto sulla relazione dell’intersoggettività e lo scopo della comunicazione non è, come per gli altri modelli veicolare informazioni, ma realizzare l’intersoggettività.
Gli studi sulle reti di comunicazione hanno permesso di capire la capacità della struttura della rete di influenzare l’efficienza, il grado di soddisfazione e insoddisfazione di un gruppo.
La posizione di un individuo all’interno di una rete di comunicazione non determina solo le sue possibilità di scambio comunicativo ma anche il suo grado di partecipazione e quindi il suo livello di soddisfazione. Gli individui periferici ricevono meno informazioni e tale situazione provoca una basso grado di partecipazione ed un alto livello di insoddisfazione.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
LEGRENZI P., “Manuale di psicologia generale”, Il Mulino, Bologna
WATZLAVITCH P., BEAVIN J. e JACKSON D., “Pragmatica della comunicazione umana”, Astrolabio, Roma, 1971
Autore: dr.Ettore Zinzi